domenica 18 ottobre 2015

Captain Mechbeard / Willy l'Orbot - disegno per contest robotico

Captain Mechbeard è un mecha ideato per il contest Disegna il Robot organizzato dal CRStudio nel 2015. Ideato sulla falsa riga del personaggio storico Barbanera, è stato revisionato dall'illustratore Simone Daraghiati e ribattezzato da lui stesso Willy l'Orbot. Il primo realizzato a pastelli e penna, il secondo in computer graphic. Qui di seguito i due disegni a confronto, "prima e dopo la cura" (in piccolo la versione con l'ancora).


lunedì 5 ottobre 2015

Le Cronache delle Scimmie Pirata: la Saga di Quick - Episodio 6 (The Chronicles of the Pirate Monkeys: the Saga of Quick - Episode 6)

Episodio 6:
La Grande Fuga

“Che lo spettacolo abbia inizio!” gridò Luis Le Grand al centro dell'arena.
Uno scroscio di applausì e grida saturò il tendone. Uomini, donne, vecchi, bambini, storpi e dementi affollavano gli spalti, l'uno ammassato all'altro come vermi in un secchio.
La banda attaccò fragorosamente sovrastando il clamore del pubblico ancora più eccitato. I battiti cardiaci divennero sempre più veloci.
Ecco gli acrobati: balzi, capriole, piroette, poi tutti a penzolare in alto tra le funi lanciandosi da un'altalena all'altra. Al suolo una foresta di nasi all'insù in attesa del primo collo rotto.
Un gruppo di nani salterini fece da ponte tra gli acrobati e i pagliacci, che tra una torta in faccia e una caduta rocambolesca fecero sbellicare dalle risate gli astanti. La scena dei clown poliziotti che inseguivano su dei piccolissimi tricicli i clown ladri a loro volta su dei piccolissimi monocicli, causò l'infarto a un povero vecchio che fu immediatamente portato fuori di peso dagli inservienti senza che nessuno se ne accorgesse.
Buio in sala “Signore e Signori...” il silenzio calò nel tendone “è arrivato il momento più emozionante dello spettacolo, ma anche quello più sfrenato e pericoloso...quindi vi prego di non fare movimenti improvvisi e di non applaudire se non dopo il segnale dei nostri artisti!”
Silenzio.
“...Signore e Signori, benvenuti nelle Terre Selvagge!” come se Le Grand non avesse fatto raccomandazioni sull'evitare rumori, la banda attaccò una marcia trionfale che precedette l'ingresso degli elefanti, capeggiati dal capo addestatore Dunfrey in groppa ad uno di essi. Poi le giraffe a ruota. Sotto di lui una squadra di addestratori teneva a bada le bestie con fruste e pungoli di ferro. “Oooooooohhhhh!” esclamò il pubblico che non aveva mai visto bestie esotiche.
Un carosello di sfilate e inchini animali stupì il pubblico: le giraffe leccavano i cappelli piumati delle signore, mentre gli elefanti rubavano e restituivano ai legittimi proprietari le bombette e i cilindri dei rispettabili signori di Boston, scatenando l'ilarità generale.

“Figli miei, ci siamo quasi, ricordate il piano passo per passo, nessun errore!” disse Mama al buio dietro le quinte. Le scimmie silenziosamente fecero si col capo.
Elefanti e giraffe si disposero in cerchio costretti dagli addestratori e con un colpo di cimbali fecero ingresso le scimmie, che correndo in cerchio provocarono scompiglio tra la folla. Un bambino tirò la coda ad un gibbone che dolorante non poté far altro che allontanarsi urlando sotto la minaccia delle fruste. Baracus stringeva in braccio il piccolo fratellino Finley, che con i suoi occhioni blu scioglieva i cuori delle signore al suo passaggio. Dunfrey, sceso dall'elefante, iniziò a dirigere i numeri con le scimmie in un mix di acrobazie e gag: lo scimpanzé che nasconde la banana all'addestratore per poi tentare di mangiarla mentre è girato dall'altra parte, la piramide di scimmie, la “Famiglia Scimmioni” comprendente mamma, papà e figli travestiti da umani con sgargianti parrucche, e la “corsa selvaggia”, dove tutte le scimmie iniziarono a correre per l'arena saltando l'una sull'altra in uno tzunami peloso e urlante.
Poi le luci tornarono basse e tramite dei filtri di vetro applicati dagli inservienti sui lucernari del tendone, un bagliore verde illuminò l'arena.
 
La banda iniziò una musica tribale e mentre una pesante nebbia strisciava a terra, un enorme paiolo bollente fu fatto entrare. Dal fondo del tendone, trasportata a spalla da due grossi gorilla, fece il suo ingresso Mama “la Scimmia Voodoo” vestita con una tunica colorata ed un eorme copricapo piumato, accompagnata dalla sua “schiava umana” Josephine, tirata con un guinzaglio di catena e vestita succintamente di pelli e liane pendenti.
Il numero in sé non era niente di che, ma l'atmosfera magica teneva incollato il pubblico alla scimmia, che muovendo le mani sopra al paiolo creava fumi e schizzi d'acqua colorata attraverso delle sostanze chimiche che lasciava cadere, intramezzati da scenette teatrali tra la scimmia e la sua schiava, che facendo finta di morire veniva “rianimata” dalla Scimmia Voodoo.
Baracus diede un'occhiata a Chimpa, che mosse il capo e a sua volta fece un cenno a Bongo, uno de gorilla che aveva trasportato Mama. Era arrivato il momento.
Bongo afferrò un ciocco di legna in fiamme sotto al paiolo, seguito a ruota dall'altro gorilla e dirigendosi verso elefanti e giraffe iniziarono a spaventarli con il fuoco. Gli addetratori rimasero sorpresi da quello che stava succedendo e non riuscirono a frenare le bestie che iniziarono a dimenarsi prima sull'arena per poi travolgere gli spalti. Le scimmie si avventarono contro gli addetsratori cercando di disarmarli. Bongo preso alla sprovvista fu infilzato in un occhio da un pungolo di uno degli addestratori, ma con un malrovescio staccò di netto la testa dell'uomo. Hermes sul dorso di un elefante tirava le sue lunghe orecchie, facendolo ancora più imbestialire e distruggere le panchine del pubblico che scappava nel panico più totale verso le uscite.
Mama guardò Josephine, che nel panico era rimasta immonbile “Mi spiace Josephine, ti ho amata, ma sei tu ad aver scelto questa vita, non io” le diede un bacio sulle mani e scappò insieme alle altre scimmie, che nel frattempo si erano incanalate con il pubblico verso la fuga.
In tutto questo marasma di parapiglia e fuggifuggi, improvvisamente uno dei pali portanti cedette sotto la carica di un elefante precipitando proprio su Luis Le Grand, che nel frattempo era sceso nell'arena per affrontare le scimmie e fermare gli animali inferociti. Sbudellato dal legno appuntito, possiamo affermare che morì nel modo più appropriato, avendo causato una fine simile a suo fratello. Oggi è ancora possibile visitare la sua lapide corrosa dal tempo nel vecchio e angusto cimitero di Boston.
Josephine la Voodoo Lady
Baracus con il piccolo Finley in braccio vide Mama in difficoltà tra la folla e corse verso di lei, ma a frapporsi fra loro comparve all'improvviso Dunfrey, che con una stoccata passò da parte a parte Mama. Baracus per lo shock fece cadere il suo piccolo fratellino, che con difficoltà riuscì a raccogliere tra la folla...poi successe tutto al'improvviso: come afferrato da una forza invisibile, Dunfrey fluttuò in aria per poi essere lanciato in un punto imprecisato del tendone. Una luce verde illuminò Baracus accovacciato su Mama. Josephine era sopra di loro fluttuando a mezzaria, gli occhi bianchi e il fumo dal naso e dalla bocca. Pronunciò delle frasi incomprensibili e Mama sgranò gli occhi fissando Baracus. “Baracus, ora Mama non è né morta né viva. Le sue carni non marciranno, ma non potrà far parte del mondo dei viventi fino a che non la porterete su Octopus Island. Se riuscirete nell'impresa dille che anch'io l'ho amata e mi dispiace”. Detto questo volò via attraverso un foro del tendone.

L'appuntamento era su una piccola altura nascosta dagli alberi vicino la città. Molte scimmie non arrivarono mai, altre si leccavano le ferite, altre morirono su quella collina. “Hermes, sei riuscito a vedere nella lotta Mama e Baracus?” chiese Chimpa.
“No...no, affatto...”
Una scimmia risaliva il crinale.
“Baracus!”
Con un braccio portava il non-cadavere di Mama e con l'altro...il cadavere di Finley.
“Oh no...” disse Chimpa.
“Finley...non me ne ero accorto...è stato schiacciato dalla folla...non me ne ero accorto...” singhiozzò Baracus in lacrime.
“Baracus...io...e Mama?...”
“...Dobbiamo trovare Octopus Island...”

“Wow” esclamò Quick.
“Puoi dirlo forte, wow...” rispose Hermes.
“Quindi la scimmia rinsecchita che ho visto era Mama.”
“Hey, non chiamarla scimmia rinsecchita!”
“Scusa.”
“Comunque si, è lei e la vogliamo portare su Octopus Island.”
“E dove si trova?”
“Bella domanda scimmietta! Non lo sappiamo, questa è la verità. E' un'isola che non c'è, un'isola magica e maledetta...navighiamo per i mari alla sua ricerca.”
“...Baracus Le Grand...!...Perché ha preso il nome del vostro aguzzino?”
“Dopo essere stato eletto capitano della nave da noi scimmie, Baracus voleva trovare un nome che incutesse timore nei cuori degli uomini. Quale nome migliore se non quello di chi ci ha tenuto in catene per anni rendendoci schiavi e infelici?...e poi diciamocelo: noi scimmie non è che conoscevamo così tanti nomi!”
“Ma...il piccolo teschio di scimmia che Baracus porta sul cappello...è quello di Finley?”
Hermes annuì.
“E cosa è successo dopo la fuga, come siete diventati dei pirati?!”
“Abbiamo vissuto di espedienti vagando verso sud. Accoglievamo tutte le scimmie in prigione che incontravamo insegnadogli a parlare. A New Orleans abbiamo rubato una nave, e una bertuccia di un marinaio ci ha insegnato a navigare...poi è leggenda!”
“Ma si racconta di voi dai tempi di mio nonno...come...”
“Non invecchiamo scimmietta, non sappiamo perché, ma non invecchiamo...forse è l'influsso voodoo di Mama...dei passi provengono dal corridoio, ti devo lasciare!”
“Aspetta!...”
La chiave girò nella porta della prigione che si aprì.

FINE SESTO EPISODIO
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