Avvertì i rumori provenire fuori dalla casa quando la falce di Luna era alta nel cielo senza stelle. Dapprima dei mormorii, poi una voce acuta e lamentosa si diffuse dal bosco. Continua. Pedante.
Si assicurò che tutti gli scuri fossero chiusi. Spense la luce e guardò fuori da una finestra, nascosto dalle tende: la selva celava ogni forma, illuminata appena dal pallido satellite. Il lamento terminò avvolto da un lungo silenzio. Fruscio di foglie. Calpestio di rami. Dagli alberi nascosti nel buio emerse una forma. Un cane nero di taglia grande camminava incerto, con le orecchie schiacciate sulla testa bassa e la coda tra le zampe. Si sedette pochi metri dalla soglia con una zampa leggermente alzata, riprendendo a guaire sotto il fioco bagliore selenico.
Scostò la pesante tenda per vedere meglio il cane, che a distanza lo guardava in modo sfuggente, muovendo la testa prima da una parte e poi dall'altra. Poggiò l'orecchio alla porta ascoltando il respiro ansimante e affaticato del cane, percependo la sua paura, la sua disperazione, il suo dolore, il suo bisogno di aiuto. Accese la luce e aprì per accoglierlo. L'animale si avvicinò sotto il nuovo chiarore rivelando il pelo rosso zuppo di sangue, grondante liquido scarlatto. Si eresse in avanti sulle zampe ora rigide, il pelo del dorso ritto e le orecchie in avanti. Gli occhi di brace, il muso arricciato, le fauci serrate eruttarono un ringhio fragoroso e assordante. Il Lupo era pronto ad attaccare. In pochi balzi gli fu alla gola.
Sotto la luce della Luna, il sangue sembra nero.
FINE

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