domenica 28 ottobre 2012

Le Cronache delle Scimmie Pirata: la Saga di Quick - Episodio 2 (The Chronicles of the Pirate Monkeys: the Saga of Quick - Episode 2)

Episodio 2: Una storia imbarazzante


Quick sedeva su uno sgabello nella penombra davanti al massiccio tavolo di legno del Capitano LeGrand. Poteva vedere i segni del tempo: macchie scure, tagli come cicatrici, i bordi erano smussati per l'usura. Istintivamente si avvicinò al legno per annusarlo.
“Che fai?!”
Quick sgranò gli occhi “Niente!”
Il Capitano sedeva dietro il vecchio tavolo su uno scranno d'ebano finemente intarsiato di elementi floreali e intrecci alla spagnola. L'unica luce era la candela di una lanterna interposta fra loro.
LeGrand soffiò dal naso e disse: “Perché eri in mare?”.
Quick sentì un fremito sulla schiena. Inventarsi una storia avrebbe voluto dire rischiare di essere divorato da un branco di scimmie, ma la verità era così imbarazzante! Fissò l'enorme mappa appesa al muro dietro LeGrand. L'inghilterra. Quanto era lontano da casa sua?
“Ti ho fatto una domanda! Perché eri in mare?!”
“Ammutinamento.”
“Cosa?!”
“Mi sono ammutinato per i metodi schiavisti del capitano della nave mercantile dove ero imbarcato. Purtroppo il resto dell'equipaggio era terrorizzato da lui, così sotto suo ordine sono stati costretti a gettarmi in mare...è stato terribile” aggiunse Quick in tono melodrammatico.
LeGrand stette in silenzio. Lo scricchiolio della nave divenne assordante.
“Avevamo fatto un patto” disse Baracus...”Nessuna bugia.” I suoi denti lunghi e affilati uscirono fuori dalla bocca.
“Non sto mentendo” balbettò Quick.
“Se il tuo viso non fosse rosso paonazzo e se non stessi sudando come un maiale, potrei anche crederti.” LeGrand salì sul tavolo e sovrastò l'esile figura di Quick schiacciata sullo sgabello.
Quick non resse la tensione e scoppiò a piangere.
“Non mangiarmi Capitano! Ti preeego!”
“E allora dimmi la verità!”
Tra lacrime e singhiozzi Quick raccontò di come si fosse imbarcato come marinaio grazie a suo zio su una nave inglese con un carico di Whisky. Su questa nave viaggiava una gentildonna con il suo seguito che doveva raggiungere oltreoceano il suo futuro marito. La gentildonna in questione causava a Quick, per così dire, una forte attrazione per il suo fisico prorompente ed i suoi modi di fare civettuoli e in certi casi sconvenienti per una donna rispettabile. Una sera Quick in preda ai calori ormonali si arrampicò esternamente lungo gli alloggi dei passeggeri per spiare la ragazza. Nascostosi dietro la sua finestra la vide prepararsi per la notte, ma arrivato all'apice dell'inconsapevole spogliarello, la serva della gentildonna spalancò improvvisamente le ante della finestra, cosa che fece precipitare Quick in acqua.
Baracus scoppiò in una fragorosa risata “AHAHAHAH! Sei un povero idiota!”
“Grazie” rispose Quick alzando un sopracciglio. Nella stanza irruppe lo scimpanzé con la bandana rossa “Capitano, nave in vista!”
“Chimpa, porta l'umano in cambusa, io vado sul ponte” disse LeGrand..
“Chimpa?!” esordì stupito Quick istintivamente.
“E' il mio nome! Cosa c'è?”
“Niente...”
Uscendo dalla porta Quick vide che una tempesta si stava avvicinando a forte velocità.
Quick fu portato lungo una buia e stretta scala di legno, illuminata qua e là da lanterne a olio. Sopra di sé poteva sentire un gran trambusto di zampe e grida. Passarono prima per uno stretto corridoio intervallato alle pareti da anguste e buie stanzette, dove in continuazione scimmie di tutti i tipi cercavano di raggiungere il ponte della nave passando sotto le gambe di Quick e saltandogli in testa. L'odore di sudore, tabacco e zuppa gli fece capire che stavano passando lungo gli alloggi. Poi un forte odore di polvere da sparo bruciò le narici di Quick. Nel corridoio più largo che stavano percorrendo erano schierati dei cannoni puntati verso l'esterno dello scafo. Decine di scimmie si affannavano a caricare le bocche di fuoco o a posizionarle nel modo giusto. Una scimmia dal pelo grigio con dei grossi ciuffi bianchi ai lati delle guance si parò davanti a Quick. Era evidentemente in là con l'età, parte della sua faccia portava delle cicatrici di vecchie ustioni e indossava una giacca rossa lunga fino alle ginocchia, con un rigido colletto e finiture finto dorate. “Tu! Scimmia glabra! Portami subito delle palle di cannone!” Quick si immobilizzò interdetto.
La porta nella cambusa
“E' l'umano che abbiamo pescato in mare, Hermes.” spiegò Chimpa.
“Uh! Ahahahah! Con un po' di pelo anche lui è una scimmia! Ahahahah!”
Quick sorrise, ma fu immediatamente preso per un polso dal suo carceriere e trascinato oltre.
Varcata una porta arrivarono in cambusa. Era piena di ogni genere alimentare, stoffe accatastate, liquori, bauli chiusi da grossi lucchetti e casse. In fondo alla stanza una grande porta di legno, chiusa da un pesante lucchetto a forma di teschio. Dei lumini affiancavano la porta; tabacco, frutta e una bottiglia erano posati davanti ad essa. Quick la fissò. “Stai lontano da quella porta” ordinò Chimpa, “Non toccare niente, siediti in quell'angolo e stai fermo immobile fino a che qualcuno non ti viene a prendere.” Poi usci dalla sala.


La tempesta era arrivata, la nave cominciò a rollare; forti tuoni furono presto accompagnati dal cannoneggiare dell'artiglieria. Quick era rannicchiato nell'angolo e pregava Dio, Nettuno o qualsiasi entità sovrannaturale potesse salvarlo da quella situazione. Un'altra salva di cannoni fu sparata, questa volta a distanza ravvicinata. Poteva vedere lo scafo della nave avversaria da un piccolo oblò della cambusa. Tuoni e fulmini aumentarono d'intensità, la pioggia scrosciava forte come l'acqua sotto una cascata.
“All'arrembaggioooooo!” Decine di sagome nere sfrecciarono nell'aria verso l'altra nave, agili come spettri. Urla disumane saturarono l'aria, urla di disperazione fecero vacillare Quick, urla di sangue lo assordarono. Figlie del Demonio e della Tempesta!
Quick, bianco come un lenzuolo, si ritrasse e si rifugiò dentro un barile vuoto aspettando che tutto fosse finito.


Chimpa entrò in cambusa. Quick tirò su la testa dal barile. Due bottiglie facevano bella mostra tra le mani della scimmia. Sorridendo Chimpa disse “Whisky ragazzo!”

FINE SECONDO EPISODIO

domenica 21 ottobre 2012

Rivelazione (Revelation) - disegno su antiche sculture

Cosa ha ispirato le "teste a punta" di roccia? La rivelazione del mistero, potrebbe essere fatale.

Rivelazione, matita e penna su carta

martedì 16 ottobre 2012

Pegno d'amore (Pledge of love) - racconto del grottesco e dello sgomento

Il carnevale era al suo apice, alla fioca luce dei lampioni dame velate civettavano per i vicoli, piccoli demonietti scorrazzavano tra la folla ridacchiando, panciuti signori passeggiavano ostentando i loro panni. Berenice aspettava sul ponte.
Il cielo era privo di stelle, il freddo pizzicava il naso e la nebbia circondava ogni cosa rendendola eterea. Dalla nebbia emerse Giovanni.
Lo riconobbe dai passi, lui le si avvicinò e le strinse la mano fissando i neri vuoti della sua maschera. Giovanni si era innamorato degli occhi di Berenice, del colore dello smeraldo e brillanti di luce propria, passava ore a fissarli.
Berenice sfiorò con la mano la bocca immobile della maschera di Giovanni. Pensò alle labbra di lui, morbide e carnose, labbra da baciare fino al giorno del giudizio.
Si incamminarono nel dedalo di strade per raggiungere la festa dove avrebbero incontrato le personalità più importanti della città, amici e parenti, tutti lì radunati.

Gli invitati mascherati danzavano e ridevano inebriati dal vino, spintonandosi e abbracciandosi sotto la luce a giorno degli enormi lampadari, mentre i servitori trasportavano in continuazione cibarie esotiche e bevande alcoliche. Berenice e Giovanni entrarono nel salone e si diressero verso la grande scalinata. Salito qualche gradino Berenice si girò e attirò l'attenzione con un solo battito di mani. L'orchestra smise di suonare, i servitori rimasero immobili con i vassoi sospesi e gli invitati terminarono le danze. Tutti fissarono i due innamorati.
Berenice cominciò a parlare: “Io e Giovanni ci amiamo, ciò è noto, ma l'amore è un sentimento fugace e labile, tanto repentino nel nascere quanto nel morire. Non il nostro però, che come il fuoco brucia e ci consuma e che ci fa assaporare la vita in ogni momento. Ma le parole volano e si disperdono come i piccioni che sorpresi da un forte rumore svolazzano sgraziati in ogni direzione, rinunciando alle briciole di pane sparse sulla piazza. Per questo motivo, oggi, vogliamo mostrare a tutti voi il nostro pegno d'amore”.
Al termine del discorso i due si tolsero le maschere. Orrore e disgusto pervasero le anime degli astanti. Una Colombina svenne quasi immediatamente, un Arlecchino spalancò la bocca senza però riuscire ad emettere un grido, un Casanova sgranò gli occhi che subito coprì con il pesante mantello. Loro stavano lì, immobili, come due statue elleniche da ammirare, soddisfatti del loro amore, lei con le orbite vuote prive degli occhi del colore dello smeraldo e lui con i denti in bella vista, una volta coperti da labbra morbide e carnose.

martedì 9 ottobre 2012

La trippa (The tripe) - racconto dell'orrore gastronomico



Quella mattina comprai due etti di trippa dal macellaio. Era una settimana che volevo mangiare trippa.
Soffritto di cipolla, carote e sedano, poi la trippa nel tegame a friggere nell'olio. Vino e poi polpa di pomodoro rossa, densa, sugosa, in un bollore infernale dall'odore paradisiaco. Frattaglie che diventano cibo degli dei.
Fine della cottura, la saliva mi riempiva la bocca. Tutto nel piatto.
Presi il parmigiano dal frigorifero e con un cucchiaio diedi una bella spolverata...delle palline verdi e pelose puntinarono la trippa: il parmigiano aveva fatto la muffa.

mercoledì 3 ottobre 2012

Il Divoratore di Mondi (The Devourer of Worlds) - disegno su creature siderali

Da qualche parte nell'Universo, il Divoratore di Mondi decide quale pianeta mangiare.

Il Divoratore di Mondi, matita e penna su diario scolastico

lunedì 1 ottobre 2012

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