martedì 16 ottobre 2012

Pegno d'amore (Pledge of love) - racconto del grottesco e dello sgomento

Il carnevale era al suo apice, alla fioca luce dei lampioni dame velate civettavano per i vicoli, piccoli demonietti scorrazzavano tra la folla ridacchiando, panciuti signori passeggiavano ostentando i loro panni. Berenice aspettava sul ponte.
Il cielo era privo di stelle, il freddo pizzicava il naso e la nebbia circondava ogni cosa rendendola eterea. Dalla nebbia emerse Giovanni.
Lo riconobbe dai passi, lui le si avvicinò e le strinse la mano fissando i neri vuoti della sua maschera. Giovanni si era innamorato degli occhi di Berenice, del colore dello smeraldo e brillanti di luce propria, passava ore a fissarli.
Berenice sfiorò con la mano la bocca immobile della maschera di Giovanni. Pensò alle labbra di lui, morbide e carnose, labbra da baciare fino al giorno del giudizio.
Si incamminarono nel dedalo di strade per raggiungere la festa dove avrebbero incontrato le personalità più importanti della città, amici e parenti, tutti lì radunati.

Gli invitati mascherati danzavano e ridevano inebriati dal vino, spintonandosi e abbracciandosi sotto la luce a giorno degli enormi lampadari, mentre i servitori trasportavano in continuazione cibarie esotiche e bevande alcoliche. Berenice e Giovanni entrarono nel salone e si diressero verso la grande scalinata. Salito qualche gradino Berenice si girò e attirò l'attenzione con un solo battito di mani. L'orchestra smise di suonare, i servitori rimasero immobili con i vassoi sospesi e gli invitati terminarono le danze. Tutti fissarono i due innamorati.
Berenice cominciò a parlare: “Io e Giovanni ci amiamo, ciò è noto, ma l'amore è un sentimento fugace e labile, tanto repentino nel nascere quanto nel morire. Non il nostro però, che come il fuoco brucia e ci consuma e che ci fa assaporare la vita in ogni momento. Ma le parole volano e si disperdono come i piccioni che sorpresi da un forte rumore svolazzano sgraziati in ogni direzione, rinunciando alle briciole di pane sparse sulla piazza. Per questo motivo, oggi, vogliamo mostrare a tutti voi il nostro pegno d'amore”.
Al termine del discorso i due si tolsero le maschere. Orrore e disgusto pervasero le anime degli astanti. Una Colombina svenne quasi immediatamente, un Arlecchino spalancò la bocca senza però riuscire ad emettere un grido, un Casanova sgranò gli occhi che subito coprì con il pesante mantello. Loro stavano lì, immobili, come due statue elleniche da ammirare, soddisfatti del loro amore, lei con le orbite vuote prive degli occhi del colore dello smeraldo e lui con i denti in bella vista, una volta coperti da labbra morbide e carnose.

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