Il carnevale era al suo apice, alla fioca luce dei lampioni dame
velate civettavano per i vicoli, piccoli demonietti scorrazzavano tra la
folla ridacchiando, panciuti signori passeggiavano ostentando i loro
panni. Berenice aspettava sul ponte.
Il cielo era privo di stelle, il
freddo pizzicava il naso e la nebbia circondava ogni cosa rendendola
eterea. Dalla nebbia emerse Giovanni.
Lo riconobbe dai passi, lui le
si avvicinò e le strinse la mano fissando i neri vuoti della sua
maschera. Giovanni si era innamorato degli occhi di Berenice, del colore
dello smeraldo e brillanti di luce propria, passava ore a fissarli.
Berenice
sfiorò con la mano la bocca immobile della maschera di Giovanni. Pensò
alle labbra di lui, morbide e carnose, labbra da baciare fino al giorno
del giudizio.
Si incamminarono nel dedalo di strade per raggiungere
la festa dove avrebbero incontrato le personalità più importanti della
città, amici e parenti, tutti lì radunati.
Gli invitati
mascherati danzavano e ridevano inebriati dal vino, spintonandosi e
abbracciandosi sotto la luce a giorno degli enormi lampadari, mentre i
servitori trasportavano in continuazione cibarie esotiche e bevande
alcoliche. Berenice e Giovanni entrarono nel salone e si diressero verso
la grande scalinata. Salito qualche gradino Berenice si girò e attirò
l'attenzione con un solo battito di mani. L'orchestra smise di suonare, i
servitori rimasero immobili con i vassoi sospesi e gli invitati
terminarono le danze. Tutti fissarono i due innamorati.
Berenice
cominciò a parlare: “Io e Giovanni ci amiamo, ciò è noto, ma l'amore è
un sentimento fugace e labile, tanto repentino nel nascere quanto nel
morire. Non il nostro però, che come il fuoco brucia e ci consuma e che
ci fa assaporare la vita in ogni momento. Ma le parole volano e si
disperdono come i piccioni che sorpresi da un forte rumore svolazzano
sgraziati in ogni direzione, rinunciando alle briciole di pane sparse
sulla piazza. Per questo motivo, oggi, vogliamo mostrare a tutti voi il
nostro pegno d'amore”.
Al termine del discorso i due si tolsero le
maschere. Orrore e disgusto pervasero le anime degli astanti. Una
Colombina svenne quasi immediatamente, un Arlecchino spalancò la bocca
senza però riuscire ad emettere un grido, un Casanova sgranò gli occhi
che subito coprì con il pesante mantello. Loro stavano lì, immobili,
come due statue elleniche da ammirare, soddisfatti del loro amore, lei
con le orbite vuote prive degli occhi del colore dello smeraldo e lui
con i denti in bella vista, una volta coperti da labbra morbide e
carnose.
.jpg)
Nessun commento:
Posta un commento