“Nerone è morto”. Queste le parole
del fratello più piccolo mentre si infilava un dito nel naso. Secche, crude, senza speranza.
“Dov'è?”
“Giù in giardino, vicino
all'albero”.
Scese le scale di corsa, uscì dalla
porta, poi rallentò per paura di ciò che avrebbe visto.
Il gatto nero era lì dove aveva detto
suo fratello, all'ombra del melo. Era a pancia in giù, con le zampe
lungo il corpo, gonfio come un pallone. Un liquido rosa era uscito
dalla bocca e dall'ano.
Qualcuno aveva avvelenato Nerone.
Scoppiò in lacrime.
Il miglior amico dell'uomo è il cane,
ma per lui era Nerone.
“Porta via quello schifo da qui!”
esordì la madre in tono deciso alle sue spalle. Prese un sacco della
spazzatura, accarezzò il pelo ancora liscio del gatto e lo infilò
dentro.
“E lavati le mani poi!”.
Uscì dal viale, ma invece di gettare
il sacco nel bidone della spazzatura, nascose il cadavere di Nerone
dentro una siepe. I suoi piani erano ben diversi.
Nel tragitto verso la biblioteca non
riuscì a pensare ad altro: Diomede Narvalo, il figlio dei vicini di
casa. Si odiavano, finivano sempre per fare a botte, ma la cosa più
grave è che gli giurò “Ti uccido il gatto prima o poi!”
-Occulto e Mistero-, ecco la sezione
giusta...S...”Stregonerie, magie e resurrezione dei morti”.
Eccolo!
Aveva visto quel libro tempo fa, lo
aveva spaventato e subito lo aveva rimesso a posto, ma ora gli era
necessario.
Quella notte sgattaiolò fuori casa con
il libro, qualche candela e della vernice rossa. Prese il sacco e si
diresse nel boschetto sulla collina.
Accese le candele, con la vernice
disegnò un pentacolo magico per terra dove al centro pose il corpo
puzzolente di Nerone.
Aprì il libro. “Satanasso degli
Abissi, Demone della Bestemmia, Profanatore di Vergini: ascoltatemi!
Riportate in vita questa carcassa di carne affinché possa compiere
nefandezze, omicidi e abomini! Satana! Satana! Satana!”
Un rigurgito uscì dalle fauci di
Nerone, poi cominciò a muovere le zampe. Un occhio schizzò fuori
dalle orbite, mentre dagli orifizi uscì un liquido marroncino. Per
poco non vomitò.
“Miaaaaaooooo.....miiiiiaaaaooooooo”.
Si strusciò sul suo padroncino, che poggiò la mano sulla testa di
Nerone accarezzandolo.
“Nerone, ora vai dal tuo assassino,
trovalo, entragli nel letto e graffiagli gli occhi, sventragli
l'addome, mangiagli la lingua. Che possa soffrire le pene
dell'Inferno prima di morire!”
Nerone andò.
Un urlo. Si alzò dal letto di
soprassalto. Un altro urlo e poi un pianto disperato. Corse nella
camera del fratellino. La madre era lì in piedi sotto shock. Suo
fratello nel letto intriso di sangue, con il volto totalmente
deturpato e l'addome sventrato.
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