sabato 29 dicembre 2012
domenica 23 dicembre 2012
Trick or treat - disegno di mostruosità in vena di scherzi
Chiudi bene la tua porta la notte di Halloween, perché anche i mostri amano fare scherzi...ma con poco senso dell'umorismo.
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| Trick or treat, matita e penna su diario scolastico |
giovedì 15 novembre 2012
Tre morsi di vipera (Three bites of viper) - tamburi sinuosi e ritmi incalzanti
Una vipera si accinge a mordere la sua preda, senza scampo. Pezzo strumentale composto unicamente da percussioni.
venerdì 2 novembre 2012
martedì 30 ottobre 2012
L'incontro sul ponte (The encounter on the bridge) - disegno su città mitiche
domenica 28 ottobre 2012
Le Cronache delle Scimmie Pirata: la Saga di Quick - Episodio 2 (The Chronicles of the Pirate Monkeys: the Saga of Quick - Episode 2)
Episodio 2: Una storia imbarazzante
Quick sedeva su uno sgabello nella penombra davanti al massiccio tavolo di legno del Capitano LeGrand. Poteva vedere i segni del tempo: macchie scure, tagli come cicatrici, i bordi erano smussati per l'usura. Istintivamente si avvicinò al legno per annusarlo.
“Che fai?!”
Quick sgranò gli occhi “Niente!”
Il Capitano sedeva dietro il vecchio
tavolo su uno scranno d'ebano finemente intarsiato di elementi
floreali e intrecci alla spagnola. L'unica luce era la candela di una
lanterna interposta fra loro.
LeGrand soffiò dal naso e disse:
“Perché eri in mare?”.
Quick sentì un fremito sulla schiena.
Inventarsi una storia avrebbe voluto dire rischiare di essere
divorato da un branco di scimmie, ma la verità era così
imbarazzante! Fissò l'enorme mappa appesa al muro dietro LeGrand.
L'inghilterra. Quanto era lontano da casa sua?
“Ti ho fatto una domanda! Perché eri
in mare?!”
“Ammutinamento.”
“Cosa?!”
“Mi sono ammutinato per i metodi
schiavisti del capitano della nave mercantile dove ero imbarcato.
Purtroppo il resto dell'equipaggio era terrorizzato da lui, così
sotto suo ordine sono stati costretti a gettarmi in mare...è stato
terribile” aggiunse Quick in tono melodrammatico.
LeGrand stette in silenzio. Lo
scricchiolio della nave divenne assordante.
“Avevamo fatto un patto” disse
Baracus...”Nessuna bugia.” I suoi denti lunghi e affilati
uscirono fuori dalla bocca.
“Non sto mentendo” balbettò Quick.
“Se il tuo viso non fosse rosso
paonazzo e se non stessi sudando come un maiale, potrei anche
crederti.” LeGrand salì sul tavolo e sovrastò l'esile figura di
Quick schiacciata sullo sgabello.
Quick non resse la tensione e scoppiò
a piangere.
“Non mangiarmi Capitano! Ti preeego!”
“E allora dimmi la verità!”
Tra lacrime e singhiozzi Quick raccontò
di come si fosse imbarcato come marinaio grazie a suo zio su una nave
inglese con un carico di Whisky. Su questa nave viaggiava una
gentildonna con il suo seguito che doveva raggiungere oltreoceano il
suo futuro marito. La gentildonna in questione causava a Quick, per
così dire, una forte attrazione per il suo fisico prorompente ed i
suoi modi di fare civettuoli e in certi casi sconvenienti per una
donna rispettabile. Una sera Quick in preda ai calori ormonali si
arrampicò esternamente lungo gli alloggi dei passeggeri per spiare
la ragazza. Nascostosi dietro la sua finestra la vide prepararsi per
la notte, ma arrivato all'apice dell'inconsapevole spogliarello, la
serva della gentildonna spalancò improvvisamente le ante della
finestra, cosa che fece precipitare Quick in acqua.
Baracus scoppiò in una fragorosa
risata “AHAHAHAH! Sei un povero idiota!”
“Grazie” rispose Quick alzando un
sopracciglio. Nella stanza irruppe lo scimpanzé con la bandana rossa
“Capitano, nave in vista!”
“Chimpa, porta l'umano in cambusa, io
vado sul ponte” disse LeGrand..
“Chimpa?!” esordì stupito Quick
istintivamente.
“E' il mio nome! Cosa c'è?”
“Niente...”
Uscendo dalla porta Quick vide che una
tempesta si stava avvicinando a forte velocità.
Quick fu portato lungo una buia e
stretta scala di legno, illuminata qua e là da lanterne a olio.
Sopra di sé poteva sentire un gran trambusto di zampe e grida.
Passarono prima per uno stretto corridoio intervallato alle pareti da
anguste e buie stanzette, dove in continuazione scimmie di tutti i
tipi cercavano di raggiungere il ponte della nave passando sotto le
gambe di Quick e saltandogli in testa. L'odore di sudore, tabacco e
zuppa gli fece capire che stavano passando lungo gli alloggi. Poi un
forte odore di polvere da sparo bruciò le narici di Quick. Nel
corridoio più largo che stavano percorrendo erano schierati dei
cannoni puntati verso l'esterno dello scafo. Decine di scimmie si
affannavano a caricare le bocche di fuoco o a posizionarle nel modo
giusto. Una scimmia dal pelo grigio con dei grossi ciuffi bianchi ai
lati delle guance si parò davanti a Quick. Era evidentemente in là
con l'età, parte della sua faccia portava delle cicatrici di vecchie
ustioni e indossava una giacca rossa lunga fino alle ginocchia, con
un rigido colletto e finiture finto dorate. “Tu! Scimmia glabra!
Portami subito delle palle di cannone!” Quick si immobilizzò
interdetto.
“Uh! Ahahahah! Con un po' di pelo
anche lui è una scimmia! Ahahahah!”
Quick sorrise, ma fu immediatamente
preso per un polso dal suo carceriere e trascinato oltre.
Varcata una porta arrivarono in
cambusa. Era piena di ogni genere alimentare, stoffe accatastate,
liquori, bauli chiusi da grossi lucchetti e casse. In fondo alla
stanza una grande porta di legno, chiusa da un pesante lucchetto a
forma di teschio. Dei lumini affiancavano la porta; tabacco, frutta e
una bottiglia erano posati davanti ad essa. Quick la fissò. “Stai
lontano da quella porta” ordinò Chimpa, “Non toccare niente,
siediti in quell'angolo e stai fermo immobile fino a che qualcuno non
ti viene a prendere.” Poi usci dalla sala.
La tempesta era arrivata, la nave
cominciò a rollare; forti tuoni furono presto accompagnati dal
cannoneggiare dell'artiglieria. Quick era rannicchiato nell'angolo e
pregava Dio, Nettuno o qualsiasi entità sovrannaturale potesse
salvarlo da quella situazione. Un'altra salva di cannoni fu sparata,
questa volta a distanza ravvicinata. Poteva vedere lo scafo della
nave avversaria da un piccolo oblò della cambusa. Tuoni e fulmini
aumentarono d'intensità, la pioggia scrosciava forte come l'acqua
sotto una cascata.
“All'arrembaggioooooo!” Decine di
sagome nere sfrecciarono nell'aria verso l'altra nave, agili come
spettri. Urla disumane saturarono l'aria, urla di disperazione fecero
vacillare Quick, urla di sangue lo assordarono. Figlie del Demonio
e della Tempesta!
Quick, bianco come un lenzuolo, si
ritrasse e si rifugiò dentro un barile vuoto aspettando che tutto
fosse finito.
Chimpa entrò in cambusa. Quick tirò
su la testa dal barile. Due bottiglie facevano bella mostra tra le
mani della scimmia. Sorridendo Chimpa disse “Whisky ragazzo!”
FINE SECONDO EPISODIO
FINE SECONDO EPISODIO
domenica 21 ottobre 2012
Rivelazione (Revelation) - disegno su antiche sculture
Cosa ha ispirato le "teste a punta" di roccia? La rivelazione del mistero, potrebbe essere fatale.
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| Rivelazione, matita e penna su carta |
martedì 16 ottobre 2012
Pegno d'amore (Pledge of love) - racconto del grottesco e dello sgomento
Il carnevale era al suo apice, alla fioca luce dei lampioni dame
velate civettavano per i vicoli, piccoli demonietti scorrazzavano tra la
folla ridacchiando, panciuti signori passeggiavano ostentando i loro
panni. Berenice aspettava sul ponte.
Il cielo era privo di stelle, il freddo pizzicava il naso e la nebbia circondava ogni cosa rendendola eterea. Dalla nebbia emerse Giovanni.
Lo riconobbe dai passi, lui le si avvicinò e le strinse la mano fissando i neri vuoti della sua maschera. Giovanni si era innamorato degli occhi di Berenice, del colore dello smeraldo e brillanti di luce propria, passava ore a fissarli.
Berenice sfiorò con la mano la bocca immobile della maschera di Giovanni. Pensò alle labbra di lui, morbide e carnose, labbra da baciare fino al giorno del giudizio.
Si incamminarono nel dedalo di strade per raggiungere la festa dove avrebbero incontrato le personalità più importanti della città, amici e parenti, tutti lì radunati.
Gli invitati mascherati danzavano e ridevano inebriati dal vino, spintonandosi e abbracciandosi sotto la luce a giorno degli enormi lampadari, mentre i servitori trasportavano in continuazione cibarie esotiche e bevande alcoliche. Berenice e Giovanni entrarono nel salone e si diressero verso la grande scalinata. Salito qualche gradino Berenice si girò e attirò l'attenzione con un solo battito di mani. L'orchestra smise di suonare, i servitori rimasero immobili con i vassoi sospesi e gli invitati terminarono le danze. Tutti fissarono i due innamorati.
Berenice cominciò a parlare: “Io e Giovanni ci amiamo, ciò è noto, ma l'amore è un sentimento fugace e labile, tanto repentino nel nascere quanto nel morire. Non il nostro però, che come il fuoco brucia e ci consuma e che ci fa assaporare la vita in ogni momento. Ma le parole volano e si disperdono come i piccioni che sorpresi da un forte rumore svolazzano sgraziati in ogni direzione, rinunciando alle briciole di pane sparse sulla piazza. Per questo motivo, oggi, vogliamo mostrare a tutti voi il nostro pegno d'amore”.
Al termine del discorso i due si tolsero le maschere. Orrore e disgusto pervasero le anime degli astanti. Una Colombina svenne quasi immediatamente, un Arlecchino spalancò la bocca senza però riuscire ad emettere un grido, un Casanova sgranò gli occhi che subito coprì con il pesante mantello. Loro stavano lì, immobili, come due statue elleniche da ammirare, soddisfatti del loro amore, lei con le orbite vuote prive degli occhi del colore dello smeraldo e lui con i denti in bella vista, una volta coperti da labbra morbide e carnose.
Il cielo era privo di stelle, il freddo pizzicava il naso e la nebbia circondava ogni cosa rendendola eterea. Dalla nebbia emerse Giovanni.
Lo riconobbe dai passi, lui le si avvicinò e le strinse la mano fissando i neri vuoti della sua maschera. Giovanni si era innamorato degli occhi di Berenice, del colore dello smeraldo e brillanti di luce propria, passava ore a fissarli.
Berenice sfiorò con la mano la bocca immobile della maschera di Giovanni. Pensò alle labbra di lui, morbide e carnose, labbra da baciare fino al giorno del giudizio.
Si incamminarono nel dedalo di strade per raggiungere la festa dove avrebbero incontrato le personalità più importanti della città, amici e parenti, tutti lì radunati.
Gli invitati mascherati danzavano e ridevano inebriati dal vino, spintonandosi e abbracciandosi sotto la luce a giorno degli enormi lampadari, mentre i servitori trasportavano in continuazione cibarie esotiche e bevande alcoliche. Berenice e Giovanni entrarono nel salone e si diressero verso la grande scalinata. Salito qualche gradino Berenice si girò e attirò l'attenzione con un solo battito di mani. L'orchestra smise di suonare, i servitori rimasero immobili con i vassoi sospesi e gli invitati terminarono le danze. Tutti fissarono i due innamorati.
Berenice cominciò a parlare: “Io e Giovanni ci amiamo, ciò è noto, ma l'amore è un sentimento fugace e labile, tanto repentino nel nascere quanto nel morire. Non il nostro però, che come il fuoco brucia e ci consuma e che ci fa assaporare la vita in ogni momento. Ma le parole volano e si disperdono come i piccioni che sorpresi da un forte rumore svolazzano sgraziati in ogni direzione, rinunciando alle briciole di pane sparse sulla piazza. Per questo motivo, oggi, vogliamo mostrare a tutti voi il nostro pegno d'amore”.
Al termine del discorso i due si tolsero le maschere. Orrore e disgusto pervasero le anime degli astanti. Una Colombina svenne quasi immediatamente, un Arlecchino spalancò la bocca senza però riuscire ad emettere un grido, un Casanova sgranò gli occhi che subito coprì con il pesante mantello. Loro stavano lì, immobili, come due statue elleniche da ammirare, soddisfatti del loro amore, lei con le orbite vuote prive degli occhi del colore dello smeraldo e lui con i denti in bella vista, una volta coperti da labbra morbide e carnose.
martedì 9 ottobre 2012
La trippa (The tripe) - racconto dell'orrore gastronomico
Quella mattina comprai due etti di trippa dal macellaio. Era una settimana che volevo mangiare trippa.
Soffritto di cipolla, carote e sedano, poi la trippa nel tegame a friggere nell'olio. Vino e poi polpa di pomodoro rossa, densa, sugosa, in un bollore infernale dall'odore paradisiaco. Frattaglie che diventano cibo degli dei.
Fine della cottura, la saliva mi riempiva la bocca. Tutto nel piatto.
Presi il parmigiano dal frigorifero e con un cucchiaio diedi una bella spolverata...delle palline verdi e pelose puntinarono la trippa: il parmigiano aveva fatto la muffa.
mercoledì 3 ottobre 2012
Il Divoratore di Mondi (The Devourer of Worlds) - disegno su creature siderali
Da qualche parte nell'Universo, il Divoratore di Mondi decide quale pianeta mangiare.
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| Il Divoratore di Mondi, matita e penna su diario scolastico |
lunedì 1 ottobre 2012
Il riposo (The rest) - disegno su lande fantastiche
martedì 25 settembre 2012
Le Cronache delle Scimmie Pirata: la Saga di Quick - Episodio 1 (The Chronicles of the Pirate Monkeys: the Saga of Quick - Episode 1)
Episodio 1: Disperso in mare
“Yoho capitano,
oggi non uscire in mare
perché il pericolo incombe,
nave all'orzzonte!
Yoho capitano,
carichiamo i moschetti
e le pistole perché nessuno avrà scampo,
per lottare ci vuole
coraggio!
Yoho capitano,
perché non hai
ascoltato le nostre parole?
Sono all'arrembaggio!
Urlano, graffiano,
mordono e sputano!
Figlie del Demonio e
della Tempesta!
Né uomini, né bestie.
Né fantasmi, né leggende!
Sono le Scimmie Pirata!
Yarrrrr!!!”
La Ballata della
Scimmie Pirata
...
Acqua, sale, sole,
sete...silenzio...sete, sete, pelle disidratata, ustionata, sale,
mamma, papà, casa, sete, capitano, arrendersi, fine.
Sto per morire.
Presto le allucinazioni fecero
vacillare la mente di Quick. Prima suo nonno su una zattera: “Quick,
afferra il remo! Ti porto a casa!”, poi l'equipaggio femminile in
vesti succinte su un galeone rosa che gli lanciò un salvagente
gommoso a forma di cuore, in seguito San Michele Arcangelo sceso dal
cielo in un coro di voci bianche e squilli di tromba, ma il culmine
venne raggiunto quando la Regina d'Inghilterra camminando sulle acque
incoronò Quick Re dei Sette Mari.
In un momento di lucidità Quick pensò
a come la vita possa cambiare da un momento all'altro, a come fosse
stato così stupido a cacciarsi in quella situazione. Chi avrebbe
potuto fare una cosa così idiota? Maledizione!
Infine la Morte si avvicinò verso di
lui. Uno scheletro ammantato di nero su una barca roteava con una
mano la falce, mentre con l'altra stringeva una grande clessidra. Due
dita di sabbia dovevano ancora cadere.
Pochi metri, Quick alzò la testa per
accogliere il colpo di lama.
“Quick, è finita!” urlò la
Mietitrice.
Qualcosa colpì la sua testa, ma non
era una falce, era una fune con un cappio all'estremità. Quick lo
pose intorno alla vita. Mentre veniva tirato su capì di essere salvo
e finalmente si abbandonò alla fatica perdendo i sensi.
Quick aprì lentamente gli occhi, la
luce inondò la sua testa, delle figure lo circondavano. Lentamente
lo sguardo mise a fuoco la scena: in pedi intorno a lui si
ergevano...della scimmie?!
Alte, basse, piccoline e giganti, di
tutte le specie. Alcune di loro indossavano degli abiti logori,
principalmente pantaloni a tre quarti da marinaio e larghi camicioni.
In un turbinio di congetture e ipotesi
sulla natura di questa scena surreale durante il quale Quick rimaneva
sdraiato con la testa tesa in avanti e gli occhi sbarrati, uno
scimpanzé con una bandana rossa in testa si chinò verso di lui e
disse: “Hey, sei un umano fortunato.”
Quick non mutò la sua espressione
attonita e interdetta. Il suo cervello andò in tilt, non riusciva a
pensare ad altro che una scimmia gli stesse rivolgendo la parola.
“Sto parlando con te!”
“Tu...parli” esordì Quick con voce
ebete dopo giorni che non proferiva parola.
La scimmia con la bandana rossa si mise
il palmo della mano sulla faccia e scosse la testa.
Alla mancata risposta Quick piagnucolò
“Ma...ma, voi cosa siete?!”
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| Il "Monkey Roger" |
“CIURMA!” tuonò
una voce sul ponte. “Portatemelo qui!”. Un gorilla afferrò Quick
per un braccio e lo tirò su senza sforzo. Portava una benda
sull'occhio, la sua faccia e il suo petto erano ricoperti di
cicatrici. “Il capitano ti vuole conoscere. Sii educato e rispondi
con intelligenza, altrimenti...”
Quick pensò con
nostalgia alla morte in mare, poi con passo incerto e le gambe
tremanti fu portato dal gruppo scimmiesco verso poppa davanti
all'entrata degli alloggi degli ufficiali.
Quick fu posto
davanti alla porta, tutti si tirarono indietro a semicerchio alle sue
spalle. Con un colpo la porta si aprì. Ne uscì un poderoso
esemplare di orangutan, il pelo lungo e rosso, gli occhi di fuoco.
Quella che per gli uomini è la barba era raccolta in ciocche.
Vestiva di pelle nera e in testa portava un enorme cappello con un
piccolo teschio di scimmia sul fronte.
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| Il Capitano Baracus LeGrand |
“D-d-devo essere
sincero”
“Altrimenti?”
“M-mi mangiate”
“Bene! Vedo che
sei un tipo sveglio. Portatelo nei miei alloggi.”
Girandosi rientrò
nella porta da dove era uscito.
Due scimmie presero
Quick sotto braccio e lo trascinarono nell'oscurità.
FINE PRIMO EPISODIO.
FINE PRIMO EPISODIO.
mercoledì 19 settembre 2012
Il pirata ubriaco (The drunken pirate) - ballata di uomini di mare alcolizzati
Pezzo strumentale sulla storia di un pirata barcollante all'uscita della taverna e del suo lento e irregolare cammino verso un sonno profondo a ridosso di un cumulo di corde al porto.
domenica 16 settembre 2012
giovedì 6 settembre 2012
Beati i perseguitati (Blessed are those who are persecuted) - pezzo strumentale omaggio a Pasolini
Tapping di chitarra elettrica super effettata.
Parlato tratto dal film "Il Vangelo secondo Matteo" di Pierpaolo Pasolini.
Parlato tratto dal film "Il Vangelo secondo Matteo" di Pierpaolo Pasolini.
martedì 4 settembre 2012
Il tuo più grande errore (Your bigger mistake) - disegno di fuorilegge e non morti
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| Il tuo più grande errore, matita e penna su diario scolastico |
"Il tuo più grande errore non è stato uccidermi, ma seppellirmi con le mie pistole"
(cit. Deadlands)
giovedì 30 agosto 2012
La stanza vuota revised (The empty room revised) - racconto di autori vari
(Racconto revisionato con la collaborazione di vari autori dopo un piccolo gioco letterario online.)
Entrarono nella stanza del manicomio, o forse di un carcere.
Totalmente vuota, nessuna finestra, un'unica porta di accesso. Una lampadina penzolava dal soffitto. Memorie passate e vite non risolte si ancoravano a muri di un bianco ingiallito.
Fece pochi passi, poi si arrestò.
Si girò verso gli altri e disse: "In questa stanza c'è qualcuno"
La sua affermazione era vera.
La larva pulsante si squarciò.
Il desmodus rotundus striscò fuori.
Spiegò le sue ali ed in un volo isterico prese a sbattere per le pareti, poi cadde a terra immobile.
In quella stanza c'era qualcuno, c'erano loro stessi.
Entrarono nella stanza del manicomio, o forse di un carcere.
Totalmente vuota, nessuna finestra, un'unica porta di accesso. Una lampadina penzolava dal soffitto. Memorie passate e vite non risolte si ancoravano a muri di un bianco ingiallito.
Fece pochi passi, poi si arrestò.
Si girò verso gli altri e disse: "In questa stanza c'è qualcuno"
La sua affermazione era vera.
La larva pulsante si squarciò.
Il desmodus rotundus striscò fuori.
Spiegò le sue ali ed in un volo isterico prese a sbattere per le pareti, poi cadde a terra immobile.
In quella stanza c'era qualcuno, c'erano loro stessi.
martedì 28 agosto 2012
Orchi (Orcs) - raccolta di volti orcheschi
lunedì 27 agosto 2012
Pandemia (Pandemic) - racconto fantascientifico di epidemie mortali
La pandemia
scoppiò in modo violento e brutale, così repentina che trovare una cura
fu impossibile. Scambiata inizialmente per una banale influenza
degenerava in poche ore con importanti perdite di liquidi dagli orifizi
corporei, spasmi muscolari e perdita della sanità mentale. Ogni essere
vivente veniva colpito, sia esso animale o vegetale.
In un vano
tentativo di fermare la catastrofe, gli studiosi isolarono la zona dove
il morbo iniziò a mietere le prime vittime, facendo uno strano
ritrovamento: un oggetto non identificato stazionava in una zona poco
popolosa e nascosta, segni di bruciature da combustibile erano evidenti
sul terreno e un tubo metallico posto al di sotto della macchina
penetrava il terreno.
La scopertà fu inevitabilmente inutile, poco tempo dopo l'unica forma di vita esistente sul pianeta era il batterio che per mesi viaggiò nello spazio clandestinamente sulla sonda, inviata per scopi di ricognizione dal terzo pianeta del sistema solare: la Terra.
La scopertà fu inevitabilmente inutile, poco tempo dopo l'unica forma di vita esistente sul pianeta era il batterio che per mesi viaggiò nello spazio clandestinamente sulla sonda, inviata per scopi di ricognizione dal terzo pianeta del sistema solare: la Terra.
giovedì 23 agosto 2012
Shub-Niggurath - disegno lovecraftiano
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| Shub-Niggurath, matita e penna su pagina di diario scolastico |
martedì 21 agosto 2012
lunedì 20 agosto 2012
Attacco alla Cittadella (Attack to the Citadel) - disegno su eventi epici
domenica 19 agosto 2012
Fiori vecchi (Old flowers) - racconto dedicato ai morti
Da quando il marito morì, Rosa tutti i giorni andava a curare la sua tomba. Arrivava curva e zoppicando per la veneranda età al crepuscolo, quando la luce era secondo lei più gradevole e poche persone si aggiravano per il cimitero. Percorreva buona parte del vialone alberato, per poi svoltare per una stradina di ciottolato costeggiata dall'erba e dalle lapidi a terra. In questo percorso Rosa passava davanti ad una tomba speciale per la sua essenzialità: una semplice croce di legno, consumata dalla pioggia a dal sole, nessun nome, nessuna foto, nessun fiore.
Rosa metteva dei fiori finti al marito, sperimentava varie composizioni, vari colori in base alle stagioni e all'umore. Un giorno prese i fiori più vecchi e scoloriti dal vaso, come faceva ciclicamente: un papavero rosso, un iris viola e un altro fiore blu che le piaceva tanto, ma che non aveva mai capito che razza di fiore fosse, riponendoli in un sacchetto per buttarli, ma quella volta passando vicino alla croce di legno si fermò...deviò dal solito percorso e li pose lì davanti, in un gesto di pietà.
La mattina dopo Rosa si svegliò, scese dal letto per andare in bagno e si arrestò. Per terra davanti a lei c'erano dei fiori finti vecchi e scoloriti: un papavero rosso, un iris viola e un altro fiore blu che le piaceva tanto, ma che non aveva mai capito che razza di fiore fosse.
Oggi sulla tomba di Rosa c'è scritto: "Non lasciate fiori vecchi sulle tombe dei morti".
sabato 18 agosto 2012
Il Creatore di Mondi (The Creator of Worlds) - disegno visionario
venerdì 17 agosto 2012
Nerone è morto (Nero is dead) - racconto dell'orrore e del raccapriccio
“Nerone è morto”. Queste le parole
del fratello più piccolo mentre si infilava un dito nel naso. Secche, crude, senza speranza.
“Dov'è?”
“Giù in giardino, vicino
all'albero”.
Scese le scale di corsa, uscì dalla
porta, poi rallentò per paura di ciò che avrebbe visto.
Il gatto nero era lì dove aveva detto
suo fratello, all'ombra del melo. Era a pancia in giù, con le zampe
lungo il corpo, gonfio come un pallone. Un liquido rosa era uscito
dalla bocca e dall'ano.
Qualcuno aveva avvelenato Nerone.
Scoppiò in lacrime.
Il miglior amico dell'uomo è il cane,
ma per lui era Nerone.
“Porta via quello schifo da qui!”
esordì la madre in tono deciso alle sue spalle. Prese un sacco della
spazzatura, accarezzò il pelo ancora liscio del gatto e lo infilò
dentro.
“E lavati le mani poi!”.
Uscì dal viale, ma invece di gettare
il sacco nel bidone della spazzatura, nascose il cadavere di Nerone
dentro una siepe. I suoi piani erano ben diversi.
Nel tragitto verso la biblioteca non
riuscì a pensare ad altro: Diomede Narvalo, il figlio dei vicini di
casa. Si odiavano, finivano sempre per fare a botte, ma la cosa più
grave è che gli giurò “Ti uccido il gatto prima o poi!”
-Occulto e Mistero-, ecco la sezione
giusta...S...”Stregonerie, magie e resurrezione dei morti”.
Eccolo!
Aveva visto quel libro tempo fa, lo
aveva spaventato e subito lo aveva rimesso a posto, ma ora gli era
necessario.
Quella notte sgattaiolò fuori casa con
il libro, qualche candela e della vernice rossa. Prese il sacco e si
diresse nel boschetto sulla collina.
Accese le candele, con la vernice
disegnò un pentacolo magico per terra dove al centro pose il corpo
puzzolente di Nerone.
Aprì il libro. “Satanasso degli
Abissi, Demone della Bestemmia, Profanatore di Vergini: ascoltatemi!
Riportate in vita questa carcassa di carne affinché possa compiere
nefandezze, omicidi e abomini! Satana! Satana! Satana!”
Un rigurgito uscì dalle fauci di
Nerone, poi cominciò a muovere le zampe. Un occhio schizzò fuori
dalle orbite, mentre dagli orifizi uscì un liquido marroncino. Per
poco non vomitò.
“Miaaaaaooooo.....miiiiiaaaaooooooo”.
Si strusciò sul suo padroncino, che poggiò la mano sulla testa di
Nerone accarezzandolo.
“Nerone, ora vai dal tuo assassino,
trovalo, entragli nel letto e graffiagli gli occhi, sventragli
l'addome, mangiagli la lingua. Che possa soffrire le pene
dell'Inferno prima di morire!”
Nerone andò.
Un urlo. Si alzò dal letto di
soprassalto. Un altro urlo e poi un pianto disperato. Corse nella
camera del fratellino. La madre era lì in piedi sotto shock. Suo
fratello nel letto intriso di sangue, con il volto totalmente
deturpato e l'addome sventrato.
giovedì 16 agosto 2012
La stanza vuota (The empty room) - racconto breve del mistero e del paradosso
Entrarono nella stanza.
Totalmente vuota, nessuna finestra, un'unica porta di accesso. Una lampadina penzolava dal soffitto. I muri di un bianco ingiallito.
Fece pochi passi, poi si arrestò.
Si girò verso gli altri e disse: "In questa stanza c'è qualcuno"
La sua affermazione era vera.
Totalmente vuota, nessuna finestra, un'unica porta di accesso. Una lampadina penzolava dal soffitto. I muri di un bianco ingiallito.
Fece pochi passi, poi si arrestò.
Si girò verso gli altri e disse: "In questa stanza c'è qualcuno"
La sua affermazione era vera.
mercoledì 15 agosto 2012
Fear the Octopus
What can you find on Octopus Island? Few men can tell, 'cause few men came back from Octopus island. We don't know why, if they found a not-so-honorable death, or if they found what they are looking for in their dreams.What you can do is to explore the island and get lost in shady stories and ancient rithms, or decipher unknown symbols.
But pay attention: fear the Octopus!!!!
Cosa puoi trovare a Octopus Island? Pochi uomini possono raccontarlo, perché pochi uomini sono tornati da Octopus Island. Non si sa il perché, se hanno trovato una morte non proprio onorevole, o perché hanno trovato quello che stavano cercando nei loro sogni.
Quello che puoi fare è esplorare l'isola e perderti in storie losche e ritmi antichi o decifrare simboli sconosciuti.
Ma ricorda: fai attenzione all'Octopus!!!
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