domenica 23 dicembre 2012

Trick or treat - disegno di mostruosità in vena di scherzi

Chiudi bene la tua porta la notte di Halloween, perché anche i mostri amano fare scherzi...ma con poco senso dell'umorismo.

Trick or treat, matita e penna su diario scolastico



giovedì 15 novembre 2012

Tre morsi di vipera (Three bites of viper) - tamburi sinuosi e ritmi incalzanti

Una vipera si accinge a mordere la sua preda, senza scampo. Pezzo strumentale composto unicamente da percussioni.




domenica 28 ottobre 2012

Le Cronache delle Scimmie Pirata: la Saga di Quick - Episodio 2 (The Chronicles of the Pirate Monkeys: the Saga of Quick - Episode 2)

Episodio 2: Una storia imbarazzante


Quick sedeva su uno sgabello nella penombra davanti al massiccio tavolo di legno del Capitano LeGrand. Poteva vedere i segni del tempo: macchie scure, tagli come cicatrici, i bordi erano smussati per l'usura. Istintivamente si avvicinò al legno per annusarlo.
“Che fai?!”
Quick sgranò gli occhi “Niente!”
Il Capitano sedeva dietro il vecchio tavolo su uno scranno d'ebano finemente intarsiato di elementi floreali e intrecci alla spagnola. L'unica luce era la candela di una lanterna interposta fra loro.
LeGrand soffiò dal naso e disse: “Perché eri in mare?”.
Quick sentì un fremito sulla schiena. Inventarsi una storia avrebbe voluto dire rischiare di essere divorato da un branco di scimmie, ma la verità era così imbarazzante! Fissò l'enorme mappa appesa al muro dietro LeGrand. L'inghilterra. Quanto era lontano da casa sua?
“Ti ho fatto una domanda! Perché eri in mare?!”
“Ammutinamento.”
“Cosa?!”
“Mi sono ammutinato per i metodi schiavisti del capitano della nave mercantile dove ero imbarcato. Purtroppo il resto dell'equipaggio era terrorizzato da lui, così sotto suo ordine sono stati costretti a gettarmi in mare...è stato terribile” aggiunse Quick in tono melodrammatico.
LeGrand stette in silenzio. Lo scricchiolio della nave divenne assordante.
“Avevamo fatto un patto” disse Baracus...”Nessuna bugia.” I suoi denti lunghi e affilati uscirono fuori dalla bocca.
“Non sto mentendo” balbettò Quick.
“Se il tuo viso non fosse rosso paonazzo e se non stessi sudando come un maiale, potrei anche crederti.” LeGrand salì sul tavolo e sovrastò l'esile figura di Quick schiacciata sullo sgabello.
Quick non resse la tensione e scoppiò a piangere.
“Non mangiarmi Capitano! Ti preeego!”
“E allora dimmi la verità!”
Tra lacrime e singhiozzi Quick raccontò di come si fosse imbarcato come marinaio grazie a suo zio su una nave inglese con un carico di Whisky. Su questa nave viaggiava una gentildonna con il suo seguito che doveva raggiungere oltreoceano il suo futuro marito. La gentildonna in questione causava a Quick, per così dire, una forte attrazione per il suo fisico prorompente ed i suoi modi di fare civettuoli e in certi casi sconvenienti per una donna rispettabile. Una sera Quick in preda ai calori ormonali si arrampicò esternamente lungo gli alloggi dei passeggeri per spiare la ragazza. Nascostosi dietro la sua finestra la vide prepararsi per la notte, ma arrivato all'apice dell'inconsapevole spogliarello, la serva della gentildonna spalancò improvvisamente le ante della finestra, cosa che fece precipitare Quick in acqua.
Baracus scoppiò in una fragorosa risata “AHAHAHAH! Sei un povero idiota!”
“Grazie” rispose Quick alzando un sopracciglio. Nella stanza irruppe lo scimpanzé con la bandana rossa “Capitano, nave in vista!”
“Chimpa, porta l'umano in cambusa, io vado sul ponte” disse LeGrand..
“Chimpa?!” esordì stupito Quick istintivamente.
“E' il mio nome! Cosa c'è?”
“Niente...”
Uscendo dalla porta Quick vide che una tempesta si stava avvicinando a forte velocità.
Quick fu portato lungo una buia e stretta scala di legno, illuminata qua e là da lanterne a olio. Sopra di sé poteva sentire un gran trambusto di zampe e grida. Passarono prima per uno stretto corridoio intervallato alle pareti da anguste e buie stanzette, dove in continuazione scimmie di tutti i tipi cercavano di raggiungere il ponte della nave passando sotto le gambe di Quick e saltandogli in testa. L'odore di sudore, tabacco e zuppa gli fece capire che stavano passando lungo gli alloggi. Poi un forte odore di polvere da sparo bruciò le narici di Quick. Nel corridoio più largo che stavano percorrendo erano schierati dei cannoni puntati verso l'esterno dello scafo. Decine di scimmie si affannavano a caricare le bocche di fuoco o a posizionarle nel modo giusto. Una scimmia dal pelo grigio con dei grossi ciuffi bianchi ai lati delle guance si parò davanti a Quick. Era evidentemente in là con l'età, parte della sua faccia portava delle cicatrici di vecchie ustioni e indossava una giacca rossa lunga fino alle ginocchia, con un rigido colletto e finiture finto dorate. “Tu! Scimmia glabra! Portami subito delle palle di cannone!” Quick si immobilizzò interdetto.
La porta nella cambusa
“E' l'umano che abbiamo pescato in mare, Hermes.” spiegò Chimpa.
“Uh! Ahahahah! Con un po' di pelo anche lui è una scimmia! Ahahahah!”
Quick sorrise, ma fu immediatamente preso per un polso dal suo carceriere e trascinato oltre.
Varcata una porta arrivarono in cambusa. Era piena di ogni genere alimentare, stoffe accatastate, liquori, bauli chiusi da grossi lucchetti e casse. In fondo alla stanza una grande porta di legno, chiusa da un pesante lucchetto a forma di teschio. Dei lumini affiancavano la porta; tabacco, frutta e una bottiglia erano posati davanti ad essa. Quick la fissò. “Stai lontano da quella porta” ordinò Chimpa, “Non toccare niente, siediti in quell'angolo e stai fermo immobile fino a che qualcuno non ti viene a prendere.” Poi usci dalla sala.


La tempesta era arrivata, la nave cominciò a rollare; forti tuoni furono presto accompagnati dal cannoneggiare dell'artiglieria. Quick era rannicchiato nell'angolo e pregava Dio, Nettuno o qualsiasi entità sovrannaturale potesse salvarlo da quella situazione. Un'altra salva di cannoni fu sparata, questa volta a distanza ravvicinata. Poteva vedere lo scafo della nave avversaria da un piccolo oblò della cambusa. Tuoni e fulmini aumentarono d'intensità, la pioggia scrosciava forte come l'acqua sotto una cascata.
“All'arrembaggioooooo!” Decine di sagome nere sfrecciarono nell'aria verso l'altra nave, agili come spettri. Urla disumane saturarono l'aria, urla di disperazione fecero vacillare Quick, urla di sangue lo assordarono. Figlie del Demonio e della Tempesta!
Quick, bianco come un lenzuolo, si ritrasse e si rifugiò dentro un barile vuoto aspettando che tutto fosse finito.


Chimpa entrò in cambusa. Quick tirò su la testa dal barile. Due bottiglie facevano bella mostra tra le mani della scimmia. Sorridendo Chimpa disse “Whisky ragazzo!”

FINE SECONDO EPISODIO

domenica 21 ottobre 2012

Rivelazione (Revelation) - disegno su antiche sculture

Cosa ha ispirato le "teste a punta" di roccia? La rivelazione del mistero, potrebbe essere fatale.

Rivelazione, matita e penna su carta

martedì 16 ottobre 2012

Pegno d'amore (Pledge of love) - racconto del grottesco e dello sgomento

Il carnevale era al suo apice, alla fioca luce dei lampioni dame velate civettavano per i vicoli, piccoli demonietti scorrazzavano tra la folla ridacchiando, panciuti signori passeggiavano ostentando i loro panni. Berenice aspettava sul ponte.
Il cielo era privo di stelle, il freddo pizzicava il naso e la nebbia circondava ogni cosa rendendola eterea. Dalla nebbia emerse Giovanni.
Lo riconobbe dai passi, lui le si avvicinò e le strinse la mano fissando i neri vuoti della sua maschera. Giovanni si era innamorato degli occhi di Berenice, del colore dello smeraldo e brillanti di luce propria, passava ore a fissarli.
Berenice sfiorò con la mano la bocca immobile della maschera di Giovanni. Pensò alle labbra di lui, morbide e carnose, labbra da baciare fino al giorno del giudizio.
Si incamminarono nel dedalo di strade per raggiungere la festa dove avrebbero incontrato le personalità più importanti della città, amici e parenti, tutti lì radunati.

Gli invitati mascherati danzavano e ridevano inebriati dal vino, spintonandosi e abbracciandosi sotto la luce a giorno degli enormi lampadari, mentre i servitori trasportavano in continuazione cibarie esotiche e bevande alcoliche. Berenice e Giovanni entrarono nel salone e si diressero verso la grande scalinata. Salito qualche gradino Berenice si girò e attirò l'attenzione con un solo battito di mani. L'orchestra smise di suonare, i servitori rimasero immobili con i vassoi sospesi e gli invitati terminarono le danze. Tutti fissarono i due innamorati.
Berenice cominciò a parlare: “Io e Giovanni ci amiamo, ciò è noto, ma l'amore è un sentimento fugace e labile, tanto repentino nel nascere quanto nel morire. Non il nostro però, che come il fuoco brucia e ci consuma e che ci fa assaporare la vita in ogni momento. Ma le parole volano e si disperdono come i piccioni che sorpresi da un forte rumore svolazzano sgraziati in ogni direzione, rinunciando alle briciole di pane sparse sulla piazza. Per questo motivo, oggi, vogliamo mostrare a tutti voi il nostro pegno d'amore”.
Al termine del discorso i due si tolsero le maschere. Orrore e disgusto pervasero le anime degli astanti. Una Colombina svenne quasi immediatamente, un Arlecchino spalancò la bocca senza però riuscire ad emettere un grido, un Casanova sgranò gli occhi che subito coprì con il pesante mantello. Loro stavano lì, immobili, come due statue elleniche da ammirare, soddisfatti del loro amore, lei con le orbite vuote prive degli occhi del colore dello smeraldo e lui con i denti in bella vista, una volta coperti da labbra morbide e carnose.

martedì 9 ottobre 2012

La trippa (The tripe) - racconto dell'orrore gastronomico



Quella mattina comprai due etti di trippa dal macellaio. Era una settimana che volevo mangiare trippa.
Soffritto di cipolla, carote e sedano, poi la trippa nel tegame a friggere nell'olio. Vino e poi polpa di pomodoro rossa, densa, sugosa, in un bollore infernale dall'odore paradisiaco. Frattaglie che diventano cibo degli dei.
Fine della cottura, la saliva mi riempiva la bocca. Tutto nel piatto.
Presi il parmigiano dal frigorifero e con un cucchiaio diedi una bella spolverata...delle palline verdi e pelose puntinarono la trippa: il parmigiano aveva fatto la muffa.

mercoledì 3 ottobre 2012

Il Divoratore di Mondi (The Devourer of Worlds) - disegno su creature siderali

Da qualche parte nell'Universo, il Divoratore di Mondi decide quale pianeta mangiare.

Il Divoratore di Mondi, matita e penna su diario scolastico

lunedì 1 ottobre 2012

martedì 25 settembre 2012

Le Cronache delle Scimmie Pirata: la Saga di Quick - Episodio 1 (The Chronicles of the Pirate Monkeys: the Saga of Quick - Episode 1)

Episodio 1: Disperso in mare 



Yoho capitano,
oggi non uscire in mare perché il pericolo incombe,
nave all'orzzonte!
Yoho capitano,
carichiamo i moschetti e le pistole perché nessuno avrà scampo,
per lottare ci vuole coraggio!
Yoho capitano,
perché non hai ascoltato le nostre parole?
Sono all'arrembaggio!
Urlano, graffiano, mordono e sputano!
Figlie del Demonio e della Tempesta!
Né uomini, né bestie. Né fantasmi, né leggende!
Sono le Scimmie Pirata! Yarrrrr!!!”

La Ballata della Scimmie Pirata

...

Acqua, sale, sole, sete...silenzio...sete, sete, pelle disidratata, ustionata, sale, mamma, papà, casa, sete, capitano, arrendersi, fine.
Sto per morire.

Presto le allucinazioni fecero vacillare la mente di Quick. Prima suo nonno su una zattera: “Quick, afferra il remo! Ti porto a casa!”, poi l'equipaggio femminile in vesti succinte su un galeone rosa che gli lanciò un salvagente gommoso a forma di cuore, in seguito San Michele Arcangelo sceso dal cielo in un coro di voci bianche e squilli di tromba, ma il culmine venne raggiunto quando la Regina d'Inghilterra camminando sulle acque incoronò Quick Re dei Sette Mari.
In un momento di lucidità Quick pensò a come la vita possa cambiare da un momento all'altro, a come fosse stato così stupido a cacciarsi in quella situazione. Chi avrebbe potuto fare una cosa così idiota? Maledizione!
Infine la Morte si avvicinò verso di lui. Uno scheletro ammantato di nero su una barca roteava con una mano la falce, mentre con l'altra stringeva una grande clessidra. Due dita di sabbia dovevano ancora cadere.
Pochi metri, Quick alzò la testa per accogliere il colpo di lama.
“Quick, è finita!” urlò la Mietitrice.
Qualcosa colpì la sua testa, ma non era una falce, era una fune con un cappio all'estremità. Quick lo pose intorno alla vita. Mentre veniva tirato su capì di essere salvo e finalmente si abbandonò alla fatica perdendo i sensi.

Quick aprì lentamente gli occhi, la luce inondò la sua testa, delle figure lo circondavano. Lentamente lo sguardo mise a fuoco la scena: in pedi intorno a lui si ergevano...della scimmie?!
Alte, basse, piccoline e giganti, di tutte le specie. Alcune di loro indossavano degli abiti logori, principalmente pantaloni a tre quarti da marinaio e larghi camicioni.
In un turbinio di congetture e ipotesi sulla natura di questa scena surreale durante il quale Quick rimaneva sdraiato con la testa tesa in avanti e gli occhi sbarrati, uno scimpanzé con una bandana rossa in testa si chinò verso di lui e disse: “Hey, sei un umano fortunato.”
Quick non mutò la sua espressione attonita e interdetta. Il suo cervello andò in tilt, non riusciva a pensare ad altro che una scimmia gli stesse rivolgendo la parola.
“Sto parlando con te!”
“Tu...parli” esordì Quick con voce ebete dopo giorni che non proferiva parola.
La scimmia con la bandana rossa si mise il palmo della mano sulla faccia e scosse la testa.
Alla mancata risposta Quick piagnucolò “Ma...ma, voi cosa siete?!”
Il "Monkey Roger"
In silenzio lo scimpanzé indicò con il dito verso l'alto. Quick seguì con lo sguardo il dito e sul pennone più alto della nave vide sventolare una bandiera nera, sulla quale era raffigurato un teschio di scimmia bianco con due catene che si incrociavano sotto di esso...il “Monkey Roger”!!! Né uomini, né bestie. Né fantasmi, né leggende! Gli tornò in mente la ballata che suo nonno gli cantava da piccolo...Urlano, graffiano, mordono e sputano! Per anni nei suoi incubi di bambino una scimmia lo rincorreva, poi lo afferrava e cominciava a sputargli addosso...Sono le Scimmie Pirata! Yarrrrr!!!...e ora lui era sulla loro nave, non erano leggende!
“CIURMA!” tuonò una voce sul ponte. “Portatemelo qui!”. Un gorilla afferrò Quick per un braccio e lo tirò su senza sforzo. Portava una benda sull'occhio, la sua faccia e il suo petto erano ricoperti di cicatrici. “Il capitano ti vuole conoscere. Sii educato e rispondi con intelligenza, altrimenti...”
Quick pensò con nostalgia alla morte in mare, poi con passo incerto e le gambe tremanti fu portato dal gruppo scimmiesco verso poppa davanti all'entrata degli alloggi degli ufficiali.
Quick fu posto davanti alla porta, tutti si tirarono indietro a semicerchio alle sue spalle. Con un colpo la porta si aprì. Ne uscì un poderoso esemplare di orangutan, il pelo lungo e rosso, gli occhi di fuoco. Quella che per gli uomini è la barba era raccolta in ciocche. Vestiva di pelle nera e in testa portava un enorme cappello con un piccolo teschio di scimmia sul fronte.
Il Capitano Baracus LeGrand
“Io sono Baracus LeGrand, capitano di questa nave e di questa ciurma di scimmie. Rispondi bene alle mie domande, non mentirmi, sii sincero con me e io ti rispetterò. Sbaglia una sola parola, umano, una sola...e banchetteremo con la tua carne!”. Quick si sentì svenire, divenne bianco, le sue gambe non ressero allo stress e cadde in ginocchio. “Ripeti!” con voce decisa incalzò il capitano.
“D-d-devo essere sincero”
“Altrimenti?”
“M-mi mangiate”
“Bene! Vedo che sei un tipo sveglio. Portatelo nei miei alloggi.”
Girandosi rientrò nella porta da dove era uscito.
Due scimmie presero Quick sotto braccio e lo trascinarono nell'oscurità.

FINE PRIMO EPISODIO.

mercoledì 19 settembre 2012

Il pirata ubriaco (The drunken pirate) - ballata di uomini di mare alcolizzati

Pezzo strumentale sulla storia di un pirata barcollante all'uscita della taverna e del suo lento e irregolare cammino verso un sonno profondo a ridosso di un cumulo di corde al porto.



giovedì 6 settembre 2012

martedì 4 settembre 2012

Il tuo più grande errore (Your bigger mistake) - disegno di fuorilegge e non morti

Il tuo più grande errore, matita e penna su diario scolastico
"Il tuo più grande errore non è stato uccidermi, ma seppellirmi con le mie pistole"
(cit. Deadlands)

giovedì 30 agosto 2012

La stanza vuota revised (The empty room revised) - racconto di autori vari

(Racconto revisionato con la collaborazione di vari autori dopo un piccolo gioco letterario online.)


Entrarono nella stanza del manicomio, o forse di un carcere.

Totalmente vuota, nessuna finestra, un'unica porta di accesso. Una lampadina penzolava dal soffitto. Memorie passate e vite non risolte si ancoravano a muri di un bianco ingiallito.
Fece pochi passi, poi si arrestò.
Si girò verso gli altri e disse: "In questa stanza c'è qualcuno"

La sua affermazione era vera.

La larva pulsante si squarciò.
Il desmodus rotundus striscò fuori.
Spiegò le sue ali ed in un volo isterico prese a sbattere per le pareti, poi cadde a terra immobile.

In quella stanza c'era qualcuno, c'erano loro stessi.

lunedì 27 agosto 2012

Pandemia (Pandemic) - racconto fantascientifico di epidemie mortali

La pandemia scoppiò in modo violento e brutale, così repentina che trovare una cura fu impossibile. Scambiata inizialmente per una banale influenza degenerava in poche ore con importanti perdite di liquidi dagli orifizi corporei, spasmi muscolari e perdita della sanità mentale. Ogni essere vivente veniva colpito, sia esso animale o vegetale.
In un vano tentativo di fermare la catastrofe, gli studiosi isolarono la zona dove il morbo iniziò a mietere le prime vittime, facendo uno strano ritrovamento: un oggetto non identificato stazionava in una zona poco popolosa e nascosta, segni di bruciature da combustibile erano evidenti sul terreno e un tubo metallico posto al di sotto della macchina penetrava il terreno.
La scopertà fu inevitabilmente inutile, poco tempo dopo l'unica forma di vita esistente sul pianeta era il batterio che per mesi viaggiò nello spazio clandestinamente sulla sonda, inviata per scopi di ricognizione dal terzo pianeta del sistema solare: la Terra.

giovedì 23 agosto 2012

Shub-Niggurath - disegno lovecraftiano

Creatura/divinità ideata dallo scrittore H.P. Lovecraft.

Shub-Niggurath, matita e penna su pagina di diario scolastico

domenica 19 agosto 2012

Fiori vecchi (Old flowers) - racconto dedicato ai morti

Da quando il marito morì, Rosa tutti i giorni andava a curare la sua tomba. Arrivava curva e zoppicando per la veneranda età al crepuscolo, quando la luce era secondo lei più gradevole e poche persone si aggiravano per il cimitero. Percorreva buona parte del vialone alberato, per poi svoltare per una stradina di ciottolato costeggiata dall'erba e dalle lapidi a terra. In questo percorso Rosa passava davanti ad una tomba speciale per la sua essenzialità: una semplice croce di legno, consumata dalla pioggia a dal sole, nessun nome, nessuna foto, nessun fiore.
Rosa metteva dei fiori finti al marito, sperimentava varie composizioni, vari colori in base alle stagioni e all'umore. Un giorno prese i fiori più vecchi e scoloriti dal vaso, come faceva ciclicamente: un papavero rosso, un iris viola e un altro fiore blu che le piaceva tanto, ma che non aveva mai capito che razza di fiore fosse, riponendoli in un sacchetto per buttarli, ma quella volta passando vicino alla croce di legno si fermò...deviò dal solito percorso e li pose lì davanti, in un gesto di pietà.
La mattina dopo Rosa si svegliò, scese dal letto per andare in bagno e si arrestò. Per terra davanti a lei c'erano dei fiori finti vecchi e scoloriti: un papavero rosso, un iris viola e un altro fiore blu che le piaceva tanto, ma che non aveva mai capito che razza di fiore fosse.
Oggi sulla tomba di Rosa c'è scritto: "Non lasciate fiori vecchi sulle tombe dei morti".

venerdì 17 agosto 2012

Nerone è morto (Nero is dead) - racconto dell'orrore e del raccapriccio

“Nerone è morto”. Queste le parole del fratello più piccolo mentre si infilava un dito nel naso. Secche, crude, senza speranza.
“Dov'è?”
“Giù in giardino, vicino all'albero”.
Scese le scale di corsa, uscì dalla porta, poi rallentò per paura di ciò che avrebbe visto.
Il gatto nero era lì dove aveva detto suo fratello, all'ombra del melo. Era a pancia in giù, con le zampe lungo il corpo, gonfio come un pallone. Un liquido rosa era uscito dalla bocca e dall'ano.
Qualcuno aveva avvelenato Nerone.
Scoppiò in lacrime.
Il miglior amico dell'uomo è il cane, ma per lui era Nerone.
“Porta via quello schifo da qui!” esordì la madre in tono deciso alle sue spalle. Prese un sacco della spazzatura, accarezzò il pelo ancora liscio del gatto e lo infilò dentro.
“E lavati le mani poi!”.
Uscì dal viale, ma invece di gettare il sacco nel bidone della spazzatura, nascose il cadavere di Nerone dentro una siepe. I suoi piani erano ben diversi.

Nel tragitto verso la biblioteca non riuscì a pensare ad altro: Diomede Narvalo, il figlio dei vicini di casa. Si odiavano, finivano sempre per fare a botte, ma la cosa più grave è che gli giurò “Ti uccido il gatto prima o poi!”
-Occulto e Mistero-, ecco la sezione giusta...S...”Stregonerie, magie e resurrezione dei morti”. Eccolo!
Aveva visto quel libro tempo fa, lo aveva spaventato e subito lo aveva rimesso a posto, ma ora gli era necessario.

Quella notte sgattaiolò fuori casa con il libro, qualche candela e della vernice rossa. Prese il sacco e si diresse nel boschetto sulla collina.
Accese le candele, con la vernice disegnò un pentacolo magico per terra dove al centro pose il corpo puzzolente di Nerone.
Aprì il libro. “Satanasso degli Abissi, Demone della Bestemmia, Profanatore di Vergini: ascoltatemi! Riportate in vita questa carcassa di carne affinché possa compiere nefandezze, omicidi e abomini! Satana! Satana! Satana!”
Un rigurgito uscì dalle fauci di Nerone, poi cominciò a muovere le zampe. Un occhio schizzò fuori dalle orbite, mentre dagli orifizi uscì un liquido marroncino. Per poco non vomitò.
“Miaaaaaooooo.....miiiiiaaaaooooooo”. Si strusciò sul suo padroncino, che poggiò la mano sulla testa di Nerone accarezzandolo.
“Nerone, ora vai dal tuo assassino, trovalo, entragli nel letto e graffiagli gli occhi, sventragli l'addome, mangiagli la lingua. Che possa soffrire le pene dell'Inferno prima di morire!”
Nerone andò.

Un urlo. Si alzò dal letto di soprassalto. Un altro urlo e poi un pianto disperato. Corse nella camera del fratellino. La madre era lì in piedi sotto shock. Suo fratello nel letto intriso di sangue, con il volto totalmente deturpato e l'addome sventrato.

Il campo alla fine della battaglia (The field at the end of the battle) - Fotografia di guerra


Alla fine della battaglia, le bandiere giacevano a terra.

giovedì 16 agosto 2012

Good Weather

Un giro in macchina in una bella giornata di sole.



La stanza vuota (The empty room) - racconto breve del mistero e del paradosso

Entrarono nella stanza.

Totalmente vuota, nessuna finestra, un'unica porta di accesso. Una lampadina penzolava dal soffitto. I muri di un bianco ingiallito.
Fece pochi passi, poi si arrestò.
Si girò verso gli altri e disse: "In questa stanza c'è qualcuno"

La sua affermazione era vera.



mercoledì 15 agosto 2012

Fear the Octopus

What can you find on Octopus Island? Few men can tell, 'cause few men came back from Octopus island. We don't know why, if they found a not-so-honorable death, or if they found what they are looking for in their dreams.
What you can do is to explore the island and get lost in shady stories and ancient rithms, or decipher unknown symbols.
But pay attention: fear the Octopus!!!!

Cosa puoi trovare a Octopus Island? Pochi uomini possono raccontarlo, perché pochi uomini sono tornati da Octopus Island. Non si sa il perché, se hanno trovato una morte non proprio onorevole, o perché hanno trovato quello che stavano cercando nei loro sogni.
Quello che puoi fare è esplorare l'isola e perderti in storie losche e ritmi antichi o decifrare simboli sconosciuti.
Ma ricorda: fai attenzione all'Octopus!!!
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